La location è fantastica, google style, naturalmente.
All’ingresso, una serie di banchi per la registrazione, coloratissimi.
Palloni, cuscini, cubi enormi, loghi, ragazzi in t-shirt vitamina.
Cartellini, biglietti da appendere al collo, Google-Google-Google, sacchetti colmi di documentazione.
Un tavolo di spremute e frutta fresca, melone, anguria, mango, maracuja.
In fondo alla sala d’ingresso, una grande tenda nera, come un sipario e una voce in lontananza.
Oltre la tenda un sala in penombra, sedie incappucciate di blu, un’immagine proiettata sul fondo, un ragazzo sul palco, un intero pubblico in religioso silenzio.
Tom Stocky sta presentando il keynote. Passa in rassegna gli argomenti della giornata e lascia un paio di minuti di pitch ad ogni speaker. Le conferenze sembrano tutte interessanti e « rivoluzionarie ». Si respira sempre un che di rivoluzionario, quando si ha a che fare con Google.
Sul palco si alternano ragazzi magrolini, voci sottili post-adolescenziali, pomi d’Adamo talmente evidenti da far tenerezza, jeans, AllStars consumate e grandiose idee : diplomi di Stanford, il passato in Amazon, ora in Google e poi ?
Dove si va dopo Google ? Perché c’è ancora da crescere. Ed è questo che li accomuna tutti, la palese voglia di crescere.
Brett Slatkin presenta il Google App Engine. Incredibile. I developers intorno a me scalpitano per la voglia di mettere mano al codice. Bisogna aspettare la code.jam di questo pomeriggio.
Lars Rasmussen accenna qualche cosa sul Google Toolkit. Racconta di tempi in cui lavorava alle Google Maps ancora prima che Ajax si chiamasse cosi’.
Per la giornata sono previste sessioni su API, Open Social, Android (amazing cio’ che puo’ fare Android).Tre conferenze interessanti, alle 11AM. Io ho scelto la stanza verde : Google Gadgets: presenta John Hjelmstad. Poi stanza Rossa: Google App Engine.
Davanti a me, una distesa di Pro, Air, Book bianchi e neri : tutti Mac.
Venendo qui, sono passata per King Street. Oggi apriva il primo Apple Store di Sydney e di tutta l’Australia : tre piani di un immenso palazzo completamente…aperto. Una delle facciate dell’immobile è stata sventrata,come uno spaccato. L’Apple store si fonde con la città tramite un’incredibile parete di vetro. Futuristico.
Ad ogni piano, gruppi di commessi in attesa di telecamere e giornalisti. Hanno tutti al collo un cartellino che sembra un iPhone. O forse è un iPhone ?
Una signora bionda siede accanto alla porta. Un po’ diva, un po’ Crudelia Demon.
I giornalisti le fanno domande, lei risponde , scambia biglietti da visita, sorride. Chi è ?
‘Google ci aspetta, passeremo nei prossimi giorni a casa Jobs’. Via verso il mare e verso questo mondo ovattato e sognante.
Sembra di vivere in un perenne stato nascente. Le idee, le nostre, possono cambiare il mondo, passare dal vecchio al nuovo, rinascere.
La presentazione finisce in anticipo : domande sulla possibilità di costruire cross-network e cross-platform applicatons. Prendere una Facebook showcase ed usarla in iGoogle, WordPress e altro.
Ho al collo il mio cartellino. C’é scritto Priscilla Scala, Product Manager, WWBay.
Ne vado fiera.
WWBay è la compagnia australiana per la quale ho iniziato a lavorare a PeopleBrowsr. Dopo sei mesi di prove, davanti ad un caffé, il mio boss mi ha detto che avrei iniziato a lavorare per la compagnia americana : PeopleBrowsr, Inc. Viaggi a San Francisco, product managemet e PR, branding.
Era un mese fa, poco dopo la registrazione a questa conferenza.
Vedere sul mio cartellino ‘WWBay’ mi fa pensare a tutto cio’ che ho imparato in questi mesi, alla passione che ci ho messo, a quanto di mio ho dato. E’ di questo che sono fiera, come dei cinque anni di liceo, prima della maturità, come delle nottate passate a studiare, prima di ottenere il master. Ed ora PeopleBrowsr. Il grande PeopleBrowsr, il passo : ‘laureata’ a PeopleBrowsr Product Manager et cetera et cetera. Non male, ma va bene che sia sul prossimo cartellino.
All’ingresso, una serie di banchi per la registrazione, coloratissimi.
Palloni, cuscini, cubi enormi, loghi, ragazzi in t-shirt vitamina.
Cartellini, biglietti da appendere al collo, Google-Google-Google, sacchetti colmi di documentazione.
Un tavolo di spremute e frutta fresca, melone, anguria, mango, maracuja.
In fondo alla sala d’ingresso, una grande tenda nera, come un sipario e una voce in lontananza.
Oltre la tenda un sala in penombra, sedie incappucciate di blu, un’immagine proiettata sul fondo, un ragazzo sul palco, un intero pubblico in religioso silenzio.
Tom Stocky sta presentando il keynote. Passa in rassegna gli argomenti della giornata e lascia un paio di minuti di pitch ad ogni speaker. Le conferenze sembrano tutte interessanti e « rivoluzionarie ». Si respira sempre un che di rivoluzionario, quando si ha a che fare con Google.
Sul palco si alternano ragazzi magrolini, voci sottili post-adolescenziali, pomi d’Adamo talmente evidenti da far tenerezza, jeans, AllStars consumate e grandiose idee : diplomi di Stanford, il passato in Amazon, ora in Google e poi ?
Dove si va dopo Google ? Perché c’è ancora da crescere. Ed è questo che li accomuna tutti, la palese voglia di crescere.
Brett Slatkin presenta il Google App Engine. Incredibile. I developers intorno a me scalpitano per la voglia di mettere mano al codice. Bisogna aspettare la code.jam di questo pomeriggio.
Lars Rasmussen accenna qualche cosa sul Google Toolkit. Racconta di tempi in cui lavorava alle Google Maps ancora prima che Ajax si chiamasse cosi’.
Per la giornata sono previste sessioni su API, Open Social, Android (amazing cio’ che puo’ fare Android).Tre conferenze interessanti, alle 11AM. Io ho scelto la stanza verde : Google Gadgets: presenta John Hjelmstad. Poi stanza Rossa: Google App Engine.
Davanti a me, una distesa di Pro, Air, Book bianchi e neri : tutti Mac.
Venendo qui, sono passata per King Street. Oggi apriva il primo Apple Store di Sydney e di tutta l’Australia : tre piani di un immenso palazzo completamente…aperto. Una delle facciate dell’immobile è stata sventrata,come uno spaccato. L’Apple store si fonde con la città tramite un’incredibile parete di vetro. Futuristico.
Ad ogni piano, gruppi di commessi in attesa di telecamere e giornalisti. Hanno tutti al collo un cartellino che sembra un iPhone. O forse è un iPhone ?
Una signora bionda siede accanto alla porta. Un po’ diva, un po’ Crudelia Demon.
I giornalisti le fanno domande, lei risponde , scambia biglietti da visita, sorride. Chi è ?
‘Google ci aspetta, passeremo nei prossimi giorni a casa Jobs’. Via verso il mare e verso questo mondo ovattato e sognante.
Sembra di vivere in un perenne stato nascente. Le idee, le nostre, possono cambiare il mondo, passare dal vecchio al nuovo, rinascere.
La presentazione finisce in anticipo : domande sulla possibilità di costruire cross-network e cross-platform applicatons. Prendere una Facebook showcase ed usarla in iGoogle, WordPress e altro.
Ho al collo il mio cartellino. C’é scritto Priscilla Scala, Product Manager, WWBay.
Ne vado fiera.
WWBay è la compagnia australiana per la quale ho iniziato a lavorare a PeopleBrowsr. Dopo sei mesi di prove, davanti ad un caffé, il mio boss mi ha detto che avrei iniziato a lavorare per la compagnia americana : PeopleBrowsr, Inc. Viaggi a San Francisco, product managemet e PR, branding.
Era un mese fa, poco dopo la registrazione a questa conferenza.
Vedere sul mio cartellino ‘WWBay’ mi fa pensare a tutto cio’ che ho imparato in questi mesi, alla passione che ci ho messo, a quanto di mio ho dato. E’ di questo che sono fiera, come dei cinque anni di liceo, prima della maturità, come delle nottate passate a studiare, prima di ottenere il master. Ed ora PeopleBrowsr. Il grande PeopleBrowsr, il passo : ‘laureata’ a PeopleBrowsr Product Manager et cetera et cetera. Non male, ma va bene che sia sul prossimo cartellino.
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